Roma – Un richiamo potente alla coscienza civile e al valore del linguaggio ha segnato la prima prova della Maturità 2025. Una delle tracce proposte agli studenti italiani prende spunto da una frase di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla mafia nel 1992, sottolineando l’importanza delle parole come strumenti di responsabilità, impegno e cambiamento.
«La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale», scriveva Borsellino. Partendo da questo pensiero, il tema di attualità ha invitato i maturandi a riflettere sul ruolo delle parole nella costruzione della legalità e nel rapporto tra giovani e società.
L’obiettivo del Ministero è chiaro: far emergere il pensiero critico delle nuove generazioni su temi profondi e universali, stimolando non solo competenze linguistiche ma anche consapevolezza civica. In un’epoca dominata da comunicazioni rapide e spesso superficiali, la scelta della traccia si pone come atto simbolico per restituire dignità al linguaggio e responsabilità all’uso della parola.
Molti studenti hanno accolto con interesse e partecipazione questa proposta. In alcune scuole si sono registrati momenti di commozione e confronto attivo. La figura di Borsellino, ancora oggi simbolo di coraggio e coerenza, si è trasformata per qualche ora in un interlocutore silenzioso dei giovani, che hanno avuto l’occasione di interrogarsi sul senso della memoria, dell’etica e dell’impegno personale.
La Maturità 2025 si apre così con una sfida culturale: educare a pensare, a parlare e a scegliere. Perché, come insegnava Borsellino, le parole sono semi. E i giovani di oggi sono il terreno da cui può germogliare un futuro più giusto.
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