Una tragedia che supera ogni immaginazione si è consumata all’interno di una tranquilla abitazione di provincia, dove un ragazzo di soli 17 anni ha ucciso la madre con un’accetta da boyscout. Un gesto estremo, violento, inspiegabile. L’adolescente, dopo aver compiuto il delitto, ha atteso l’arrivo dei carabinieri e ha confessato con freddezza: “L’ho fatto perché girava per casa come un fantasma”.
Il fatto ha scosso profondamente la comunità locale, dove la famiglia era conosciuta e non aveva mai dato segni di particolari tensioni. Il padre, visibilmente sconvolto, ha trovato il corpo della moglie riverso a terra nel soggiorno, privo di vita, con evidenti ferite alla testa. Il figlio, ancora in casa, ha ammesso le sue responsabilità senza alcun tentativo di fuga.
L’arma usata, un’accetta da campeggio solitamente usata dai boyscout, era conservata in casa per attività all’aperto. Nessuno avrebbe mai immaginato che potesse trasformarsi in uno strumento di morte in un contesto così drammatico. Il ragazzo, descritto come introverso ma tranquillo, non aveva precedenti comportamenti violenti. Frequentava il liceo scientifico e non era mai stato segnalato per atti di aggressività, né a scuola né nel contesto sociale.
Gli investigatori hanno immediatamente avviato le indagini per ricostruire il contesto familiare e comprendere le motivazioni dietro un gesto tanto estremo. La scena del crimine è stata isolata e per ore i carabinieri della scientifica hanno effettuato rilievi all’interno dell’abitazione. Il magistrato ha disposto l’autopsia sul corpo della donna e una perizia psichiatrica sul ragazzo, che nel frattempo è stato trasferito in un istituto minorile in attesa dell’udienza di convalida del fermo.
Durante il primo interrogatorio, il giovane ha fornito dichiarazioni confuse, alternando momenti di apparente lucidità ad altri in cui sembrava totalmente distaccato dalla realtà. “Era diventata un fantasma – avrebbe detto –. Non parlava più, non mi guardava. Era come se fosse morta da tempo.” Parole che hanno colpito profondamente anche gli investigatori, lasciando trasparire un disagio psicologico probabilmente celato da tempo.
L’ambiente familiare, secondo le prime testimonianze, era segnato da un certo silenzio emotivo. La donna, madre di due figli, era una persona riservata, molto dedita alla casa. Il marito lavorava molte ore al giorno, spesso fuori città. Amici e vicini hanno parlato di una famiglia normale, ma anche poco espansiva. Nessuno aveva percepito segnali di pericolo, né comportamenti violenti da parte del ragazzo.
Gli inquirenti stanno ora vagliando diversi scenari. Una delle piste principali è quella del disagio psichico: il ragazzo potrebbe aver covato a lungo una frustrazione o una rabbia silenziosa nei confronti della madre, degenerata poi in un raptus. Un’altra ipotesi è quella di un disturbo dissociativo: la sensazione che la madre fosse “un fantasma” potrebbe essere la spia di una percezione alterata della realtà, indizio di una grave patologia mentale.
Nel frattempo, la procura minorile ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. Il ragazzo, in attesa di accertamenti, sarà sottoposto a monitoraggio costante da parte di psicologi e psichiatri. I legali della difesa hanno già chiesto una perizia per valutare la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. Il padre, distrutto dal dolore, ha chiesto rispetto per la famiglia e silenzio da parte dei media: “Non cercate spiegazioni facili. Non ci sono. Siamo davanti a un dolore che non si può descrivere”.
Il delitto ha avuto una risonanza nazionale. Giornalisti, opinionisti e psicologi hanno iniziato a interrogarsi sullo stato di salute mentale degli adolescenti, soprattutto in un’epoca segnata dall’isolamento sociale, dalla fragilità affettiva e dall’abuso di tecnologie. Molti esperti sottolineano l’importanza del dialogo in famiglia, della prevenzione, del riconoscimento precoce di segnali di disagio.
La scuola frequentata dal giovane ha diramato una nota in cui esprime sgomento e vicinanza alla famiglia. Sono stati sospesi momentaneamente tutti gli eventi pubblici in programma e attivati servizi di supporto psicologico per gli studenti. “Siamo tutti sotto shock – scrive il preside –. È un evento che lascia un segno profondo e ci impone una riflessione seria su come supportare i nostri giovani.”
Al di là delle analisi psicologiche e dei risvolti giudiziari, resta il dramma umano di una famiglia distrutta, di una madre uccisa per mano del proprio figlio, e di un ragazzo la cui vita è ormai segnata per sempre da un gesto irreparabile. Un atto di violenza che si è consumato nel silenzio delle mura domestiche, senza preavviso, senza apparente ragione. Ma forse, proprio per questo, ancora più inquietante.
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