“È come se mi fossi staccato da me stesso. Non ricordo nulla, non so perché l’ho fatto. Dopo, ho visto il sangue e mi sono spaventato.”
Sono parole che gelano quelle pronunciate da Filippo Manni, il 17enne accusato dell’omicidio di Sonia Nacci, la 30enne trovata morta in una casa di Racale, in provincia di Lecce. Interrogato dal gip per oltre due ore, lo studente ha ammesso il gesto, ma con toni confusi, tratti dissociativi e un racconto a tratti smarrito. L’adolescente è attualmente detenuto in un istituto minorile.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Filippo e Sonia si sarebbero incontrati in un’abitazione privata, non lontana dalla zona in cui entrambi risiedevano. Il motivo dell’incontro è ancora al vaglio: si parla di una conoscenza occasionale, forse via social, ma la dinamica resta avvolta nel mistero. La ragazza è stata colpita alla gola con un’arma da taglio, probabilmente un coltello da cucina. Un’aggressione fulminea, senza segnali evidenti di premeditazione, almeno secondo gli inquirenti.
Ma è il comportamento del ragazzo dopo il delitto a far riflettere. Filippo si è allontanato a piedi, con calma apparente, e solo qualche ora dopo si è presentato spontaneamente in caserma, chiedendo di parlare con i carabinieri. “Credo di aver fatto qualcosa di terribile”, avrebbe detto tra le lacrime.
Il suo avvocato parla di uno “stato confusionale profondo”, e chiede un’immediata perizia psichiatrica. “Il mio assistito ha bisogno di essere ascoltato prima come persona fragile che come imputato”, ha dichiarato il legale. Gli stessi magistrati della Procura dei Minori stanno valutando un possibile quadro clinico di dissociazione temporanea, indagando anche sul contesto familiare e scolastico del giovane.
Filippo Manni era descritto da amici e docenti come un ragazzo riservato, tranquillo, con buoni risultati scolastici ma pochi legami sociali. Non risultano precedenti di violenza, ma alcuni compagni parlano ora di cambiamenti improvvisi nelle ultime settimane: isolamento crescente, sguardi assenti, difficoltà nel dialogo.
L’autopsia sul corpo di Sonia Nacci ha confermato la morte per emorragia massiva, compatibile con un colpo profondo alla gola. Non sono emersi segni di violenza sessuale, né elementi che facciano pensare a un’aggressione a sfondo passionale. Si cerca ora di comprendere se tra i due ci fosse una relazione, anche occasionale, o se si sia trattato di un incontro del tutto casuale.
Intanto, la comunità di Racale è sotto shock. La giovane vittima era molto conosciuta: lavorava saltuariamente come commessa ed era attiva in iniziative locali. Amici e parenti la ricordano come una persona solare, generosa, senza nemici né situazioni personali complicate.
Il sindaco ha parlato di “una tragedia che impone silenzio, rispetto, e soprattutto verità”. La scuola frequentata da Filippo ha attivato uno sportello psicologico per gli studenti, mentre la città si interroga su come sia stato possibile arrivare a un gesto così estremo senza segnali chiari.
Questo caso, già definito uno dei più sconvolgenti del 2025, potrebbe rivelare non solo una tragica fatalità, ma anche un drammatico fallimento collettivo nell’ascoltare e comprendere il disagio giovanile. Una domanda resta sospesa su tutte: quante volte un grido d’aiuto resta invisibile prima che sia troppo tardi?
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