Progettata per penetrare i bunker profondi come quello di Fordow in Iran. Ecco perché è considerata l’arma chiave contro il nucleare di Teheran
Il mondo torna a guardare con preoccupazione al Medio Oriente dopo le rivelazioni secondo cui gli Stati Uniti starebbero valutando l’eventuale utilizzo della bomba nucleare tattica GBU-57, nota anche come “Massive Ordnance Penetrator” (MOP), per colpire obiettivi strategici sotterranei in Iran. L’ipotesi, avanzata da fonti militari e rilanciata da Tgcom24, si inserisce in un contesto già segnato da tensioni altissime tra Washington e Teheran.
Secondo le fonti, il Dipartimento della Difesa americano avrebbe posto in stato di allerta le forze armate per un possibile attacco a strutture nucleari iraniane, alcune delle quali si troverebbero in profondità e sarebbero difficilmente raggiungibili con armi convenzionali. È qui che entra in gioco la GBU-57, un ordigno da oltre 13 tonnellate progettato specificamente per perforare bunker sotterranei rinforzati prima di detonare.
Sebbene non si tratti di un’arma nucleare in senso stretto, la GBU-57 ha una potenza distruttiva tale da suscitare forti reazioni diplomatiche e militari. L’arma è stata sviluppata per penetrare fino a 60 metri di cemento armato o 40 metri di roccia, ed è impiegabile solo da bombardieri strategici B-2 Spirit, che garantiscono capacità stealth e precisione elevata.
Il timore principale della comunità internazionale riguarda il rischio di un’escalation fuori controllo. L’uso anche solo minacciato di una bomba del genere è percepito come un segnale chiarissimo: gli Stati Uniti non escludono opzioni estreme pur di impedire all’Iran di avanzare nel proprio programma nucleare. In risposta, Teheran ha rafforzato la sua retorica militare, minacciando “conseguenze devastanti” in caso di attacco.
Il momento è delicato. Le trattative sul nucleare iraniano sono in stallo da mesi, e le recenti esercitazioni militari di Israele e Usa nel Golfo Persico sembrano confermare un possibile scenario di intervento preventivo. Anche l’Unione Europea ha espresso “profonda preoccupazione” per le ultime evoluzioni e ha esortato tutte le parti a evitare provocazioni e mantenere aperti i canali diplomatici.
Nel frattempo, l’analisi geopolitica evidenzia che l’impiego di una bomba come la GBU-57 sarebbe non solo un atto militare, ma anche un messaggio politico: gli Usa sono pronti a tutto pur di fermare l’Iran. Gli esperti temono che una mossa simile possa innescare reazioni a catena nella regione, coinvolgendo Hezbollah, Israele e altre potenze come Russia e Cina.
La crisi attuale non è ancora sfociata in conflitto aperto, ma le parole lasciano spazio sempre più stretto alla diplomazia. E lo spettro di una guerra su scala regionale — o peggio, globale — torna a inquietare le cancellerie del mondo.
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